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 “La campagna di comunicazione con la quale Greenpeace ha allertato sul rischio di vedere le piattaforme petrolifere all’orizzonte da Punta Palascìa è certamente di forte impatto, e rappresenta, ad oggi, una situazione che rischia concretamente di determinarsi.

Sarà dovere dell’amministrazione regionale procedere, come già annunciato da Vendola e da Emiliano, all’impugnazione di fronte alla Corte Costituzionale degli articoli del decreto c.d. ‘Sblocca Italia’, che, forti della riserva statale in materia di politiche energetiche, hanno semplificato l’iter autorizzativo della ricerca e dello sfruttamento di idrocarburi anche off shore, tagliando fuori le autonomie locali da ogni concreta possibilità di incidere sugli iter.

Bisogna contestare con forza il fatto che quella riserva nega alle autonomie locali il diritto fondamentale di programmare il proprio sviluppo economico e quello di procedere alla tutela ambientale del proprio patrimonio naturalistico. Ma, aggiungo, ritengo sia dovere, oltre che un atto di saggezza politica, del Governo congelare ogni eventuale iter autorizzativo relativo alle richieste di estrazione del petrolio in attesa del pronunciamento della Consulta. Sono troppo alti i rischi di inquinamento derivanti dall’eventuale autorizzazione allo sfruttamento del petrolio dei giacimenti dell’Adriatico.

Ed è insopportabile la limitazione, contenuta nello Sblocca Italia, del diritto della Puglia a perseguire e implementare una strategia di sviluppo che vede nella risorsa turistica e ambientale – che sarebbe irrimediabilmente compromessa dall’autorizzazione delle trivellazioni – un caposaldo del sistema economico verso cui i cittadini pugliesi desiderano procedere”.

Il consigliere regionale del Pd Sergio Blasi.